Le conseguenze di un “semplice” processo simulato alla gara Consip sul Cloud della P.A.

Una gara da 550 milioni di euro. Un maxi-lotto da 390 milioni che deciderà il futuro della P.A. digitale. Il 16 luglio, data di scadenza delle domande di partecipazione, scenderanno in campo Microsoft, Amazon, Google, Oracle, IBM e tutti i maggiori player del Cloud.”

È stato presentato così il Speaker’s corner DAE, organizzato dal Centro studi di Diritto Amministrativo (CeSDA) con la direzione scientifica dello studio legale Giurdanella&Partners, tenutosi lunedì 13 luglio (se siete curiosi, potrete trovare tutti i video qui).

Un evento, che ha coinvolto numerosi esponenti del mondo informatico e giuridico, con un unico e ambizioso obiettivo: creare un pubblico dibattito su una delle gare d’appalto più importanti e più contorte degli ultimi tempi, il tutto ricalcando lo schema del processo.

L’accusa, composta dagli avvocati di Giurdanella&Partners Andrea Giurdanella, Marco Antoci e la dottoressa Maria Di Tommasi, ha messo in risalto gli aspetti problematici del bando.

La previsione di un unico maxi-lotto per il servizio Cloud, le continue e immotivate modifiche ai criteri tecnici richiesti, la suddivisione disomogenea dei punteggi tra le varie categorie (32 punti su 80 ad una singola categoria, circa il 40% del totale), il metodo di calcolo di tali punteggi (il cosiddetto Configuratore), la totale inutilità del rilancio a ribasso dato dall’esiguo valore del punteggio economico, l’insieme di tutti questi aspetti fa sì che il bando riveli nella pratica la sua vera natura: una gara multi-vendor solo sulla carta, che nella realtà affiderà tutte le commesse e la bellezza di 390 milioni di euro sempre ad un solo ed unico fornitore, creando un vero e proprio monopolio del Cloud delle PP.AA..

La difesa di Consip, rappresentata dagli avvocati Corrado Diaco e Massimo Preti, dal canto suo, ha sostenuto la piena legittimità delle scelte effettuate da Consip.

Legittimità che però mal si concilia con l’intera logica della gara: non si può parlare di multi-vendor se si affida tutto ad un solo operatore economico; non si può parlare di trasparenza se un bando di gara viene modificato, senza motivazione, più volte sulla base delle richieste di chiarimenti (ben 1071!); non si può parlare di gara d’appalto se nella pratica non esiste alcuna competizione sull’aspetto economico.

Alle arringhe delle parti è seguita la trache di “ascolto dei testimoni”: numerosi esperti di diritto e di informatica (ma non solo) hanno espresso le loro opinioni su questa singolare procedura, deputata a compiere uno dei passi più importanti e decisivi della Pubblica amministrazione, cioè “la sua digitalizzazione“.

Il file rouge che ha contraddistinto l’intero dibattito è stata la preoccupazione. Preoccupazione per l’esito di un bando fatto male, programmato peggio, da qualsiasi punto di vista.

Secondo gli esperti, soprattutto quelli di informatica, questa gara, così com’è strutturata, non riuscirà mai a soddisfare il fabbisogno delle PP.AA.

Innanzitutto, perché il mondo del Cloud è in continua evoluzione, un’evoluzione che mal si presta con l’intenzione di creare un vincolo tra un fornitore (perché sarà sempre e solo uno) e le PP.AA., comportando una perdita di chance di innovazione e aggiornamento per queste ultime.

Altro punto importante sollevato nel dibattito, ma quasi dimenticato dal bando di gara, concerne la preparazione dei funzionari amministrativi: come può Consip chiedere di introdurre un sistema tecnologico così all’avanguardia senza prevedere una minima preparazione dei funzionari per sfruttare al meglio questa risorsa? Questo non è dato saperlo ai più!

La simulazione, come un vero processo che si rispetti, si è conclusa con la decisione di un “giudice”, Giuseppe Dell’Aira, già Avvocato Capo dello Stato.

Decisione che ha confermato le tesi dell’accusa: è necessario rivedere tutto il bando, perché in questo modo non potrà mai raggiungere gli obiettivi prefissati da Consip, o almeno per come li ha previsti nella documentazione di gara.

Il giudice, senza mezzi termini, infatti, ha affermato che il bando non funziona: certamente nella parte in cui prevede l’utilizzo dell’accordo quadro, schema scelto dalla stazione appaltante per garantire un esito multi-vendor, risultato non raggiungibile, perché con questo metodo è inevitabile che gli esiti della prima fase di gara influenzino la seconda (relativa alla singola Amministrazione che richiede specifici servizi). Ma non solo!

Il bando non funziona perché, come ermeticamente sottolineato dallo stesso giudice,  Consip non è  all’altezza delle competenze, (certamente non quelle classiche), che le sono state affidate già nel lontano 2012 con la legge n.134,  prima spettanti ad Agid (Agenzia per l’Italia Digitale).

Ma il vero colpo di scena, in tutto ciò, non è stato aver vinto un finto processo: no! Questo “forse” sarebbe stato anche prevedibile.

La vera vittoria è arrivata direttamente da Consip, con il comunicato del 14 luglio (cioè a meno di 24 ore dalla conclusione dello speaker’s corner DAE), con il quale è stata prorogata la scadenza per la presentazione delle offerte, nonché modificato il capitolato d’oneri.

A questo punto solo il tempo ( ergo la pubblicazione delle modifiche al capitolato) ci aiuterà a capire se l’evento dell’avvocato Carmelo Giurdanella ha  smosso – migliorando le sorti del Cloud della P.A.- la coscienza di Consip.

Carmen Rosa Diolosà

Studio legale Giurdanella&Partenrs