Le nuove tecnologie sono ingannevoli?

Siamo come dinosauri attaccati ad un passato in cui l’innovazione faceva ancora rima con progresso e democrazia

Un aforisma molto famoso attribuito ad Abraham Lincoln ma che ritroviamo pure nei testi di Jacques Abbadie di fine Seicento recita che: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo.”.
Oggi è ancora così? E “tutto il tempo” a quanto corrisponde? Un anno, un decennio, un secolo?

L’inganno, l’indurre in errore, è un aspetto della mistificazione, una parte significativa del comportamento umano.

Mistificare è alterare, più o meno deliberatamente, la realtà dei fatti o una situazione o un concetto, in modo da suscitarne un’interpretazione distorta.

E’ interessante l’etimologia del termine “mistificazione“. Deriva dal francese “mystifier“, coniato scherzosamente a fine Settecento, a proposito delle beffe di cui era oggetto lo scrittore, drammaturgo e librettista Antoine-Henri Poinsinet.
Poinsinet era un uomo intelligente, ma credulone, e una banda di beffeggiatori lo prese di mira, facendogli, negli anni, una sterminata serie di scherzi più o meno crudeli. Tanto era comune beffeggiarlo che questo gruppo di persone si inventò una parola per descrivere tale azione: “mystifier“, con un vago riferimento al mistero.

Ci sono due modi fondamentali di ingannare, nascondere il reale, quindi dissimulare, oppure esibire il falso, quindi simulare. Se ci si fa caso, sono talmente diffusi questi comportamenti che ci sarebbe da chiamare “era dell’inganno” quella che stiamo vivendo.

Il “simulare” che nei decenni scorsi aveva assunto un’accezione anche positiva di “riprodurre artificialmente, a scopo scientifico, un fenomeno” sta tornando al significato di riprovevole valenza morale che aveva un tempo.

Ma c’è una parola ancora più dura per indicare un’azione di una o di un gruppo di persone.
E’ subdolo. Dal latino subdolus, composto da sub (sotto) e dolus (inganno).

E’ subdolo chi nasconda le sue vere intenzioni, chi impieghi falsità artate per coprire un fine occulto, chi dissimuli al fine di trarre in inganno, con lo spirito della serpe. E uno dei caratteri più importanti di questo atteggiamento è proprio l’essere sostenuto da una lucida volontà, mossa a un obiettivo. Il subdolo non è vago come il falso, né teatrale come l’ipocrita, né prosaico come l’ingannevole: comunica tutto il pericolo che può essere calcolato da un ordito malevolo. È subdolo il personaggio da romanzo che avvelena il suo nemico tramite un dono; subdolo chi semina paure e sensi di colpa per mietere vantaggi personali; subdola la domanda volta a invitare un passo falso, o che tocca nervi scoperti con finta innocenza.” (v. https://unaparolaalgiorno.it/significato/subdolo )

Non c’è e non ci potrà essere mai un’intelligenza in una macchina, un’intelligenza artificiale (artifizio, raggiro, inganno). E’ la lucida volontà di farlo credere da parte di un gruppo di persone che, in modo subdolo, persegue i propri obiettivi.

L’informatica, da quando ha imboccato la strada della cosiddetta intelligenza artificiale, del cloud, del mobile first, del “social“, non è più solamente scienza e/o tecnica, ma “mistificazione“.

Purtroppo stavolta, ad essere beffeggiati non è il Poinsinet dei giorni nostri, ma una moltitudine di persone.

Occorrerà, mi sa, coniare nuovi termini al posto di “informatica“, “tecnologia digitale“, “tecnologia informatica“, “transizione digitale“, “nuove tecnologie” sintagmi che non hanno ormai alcun senso.

Sono campi del sapere appannaggio dei millantatori dell’intelligenza artificiale e i paranoici della sicurezza informatica, degli influencer e dei media manager, dove gli ultimi “studiosi di informatica” rimasti fedeli ad un’idea di tecnologia al servizio delle persone, fatta essenzialmente di esperimento e verifica (attività quasi del tutto scomparse oggi) vengono visti come dinosauri attaccati ad un passato in cui l’innovazione faceva ancora rima con progresso e democrazia.

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Informatico di lungo corso, esperto di sistemi e tecnologie di rete. Presenza attiva su Internet già dalla seconda metà degli anni Novanta. Fautore dell'open data e dell'informatica consapevole. Fortemente critico della centralizzazione della Rete avvenuta a partire dal secondo decennio di questo millennio, auspica un ritorno alla decentralizzazione e alla democratizzazione di Internet.